Triennale Estate: Maria Grazia Chiuri ospite di Alina Marazzi per una serata speciale dedicata alla moda e al cinema
Triennale Estate Moda e cinema: ieri, oggi e domani
Triennale Milano presenta il secondo di tre appuntamenti ideati da Alina Marazzi, regista di documentari, film e teatro, dedicati al cinema.
Martedì 6 luglio 2021, alle ore 21.00, Alina Marazzi, Maria Grazia Chiuri e Maria Luisa Frisa presenteranno Moda e cinema: ieri, oggi e domani, una serata in cui si alterneranno talk e proiezioni che analizzeranno le relazioni tra moda e cinema.
La moda e il cinema sono sempre stati buoni compagni di viaggio. Sin dai sui albori il cinema ha rappresentato per la moda una grande opportunità di visibilità, come se lo schermo cinematografico rappresentasse una grande vetrina animata in grado di mostrare e far viaggiare per il mondo le creazioni degli atelier sartoriali. Al tempo stesso il cinema ha sempre avuto bisogno di quel “tessuto di cui sono fatti i sogni” indossato dalle dive dello schermo per rendere immortali quei sogni, fissati per sempre sulla pellicola. Nel corso del tempo e della storia del cinema il dialogo tra creatori di moda e creatori di immaginari visivi si è virtuosamente alimentato a vicenda perché la moda, come il cinema, crea visioni, proietta fantasie e produce narrazioni, reali o immaginarie.
Nella serata Moda e Cinema: ieri, oggi e domani è proposto un viaggio nel tempo insieme a due ospiti d’eccezione, Maria Grazia Chiuri, Direttrice Artistica delle collezioni donna Dior, e Maria Luisa Frisa, critico e curatore, che, in conversazione con Alina Marazzi, rifletteranno sui linguaggi e gli intrecci tra moda e cinema oggi e 100 anni fa.
Nel corso dell’ultimo anno, su iniziativa di Maria Grazia Chiuri, la Maison Dior ha commissionato ai registi di cinema, Alina Marazzi e Matteo Garrone, dei brevi film, rispettivamente To Cut is to Think del 2020 e Il Castello dei Tarocchi del 2021, che saranno proiettati nel corso della serata. In apertura, la proiezione del brevissimo slapstick Lea e il gomitolo, del 1913, e un omaggio alla città di Milano con la proiezione di un sofisticato film del 1929, Stramilano, una “sinfonia” della città dell’epoca del muto, un ritratto modernista che evidenzia, sin da allora, la centralità dell’industria della moda nell’identità della nostra città.
I due film muti saranno musicati dal vivo da Painè Cuadrelli, produttore musicale, sound designer e dj.
I prossimi appuntamenti:
20 luglio 2021, ore 21.30
Archeologia del cinema
Questo appuntamento fa parte del palinsesto di Triennale Estate, un progetto rivolto a tutta la città per tornare a vivere insieme la cultura. L’obiettivo di Triennale Estate è dare voce a diversi temi: dal design all’architettura, dalla rigenerazione urbana alla fotografia al teatro e alle performing arts, con una particolare attenzione a tematiche quali sostenibilità, green, diversity, dialogo intergenerazionale, valorizzazione delle figure femminili nell’arte contemporanea e con il contributo di discipline come la storia e la filosofia quali ulteriori chiavi di lettura per interpretare il contemporaneo.
I Partner Istituzionali Eni e Lavazza e l’Institutional Media Partner Clear Channel sostengono Triennale Milano. Il Main partner Intesa Sanpaolo e il Partner Lumina sostengono Triennale Milano per il progetto Triennale Estate.
Lea e il gomitolo
Cines, 1913, b/n, 3’, Cineteca di Bologna
Lea (interpretata da Lea Giunchi – una delle prime attrici comiche italiane – ama leggere libri ma i suoi genitori pensano che l’attività giusta per una ragazza sia quella di fare la maglia. Requisiscono così i libri a Lea e le consegnano ferri e gomitolo, ma i suoi fallimentari tentativi li convincono che sia meglio che Lea continui a leggere. Questo esilarate slapstick rappresenta, in chiave ironica, un gesto di ribellione femminista ante-litteram e oggi vuole essere un omaggio alle nostre antenate suffragiste.
Stramilano
Corrado D’Errico, 1929, b/n, 14′, Cineteca Italiana
Stramilano, come suggerisce il titolo, è un appassionato ritratto della capitale lombarda allo scoccare degli anni Trenta, proprio all’alba, cioè, del suo impetuoso sviluppo. Girato come ideale cronaca di un’intensa giornata milanese (dall’apertura dei mercati nelle periferie all’accendersi delle insegne al neon in piazza del Duomo), il film non trascura nessun aspetto dell’iconografia ambrosiana, fotografando ad un tempo la città della nebbia e dei tram ma anche quella della moda e dell’automazione, in un continuo alternarsi di tradizione oleografica e arditi modernismi stracittadini.
Il regista Corrado D’Errico, qui agli esordi di una fortunata seppur breve carriera, si avvale di una sofisticata scrittura cinematografica, memore del costruttivismo dei registi sovietici e debitrice di quella scuola sinfonica del documentario che in quegli stessi anni, con Walter Ruttman, realizza capolavori come Berlino – Sinfonia di una grande città e Acciaio.
To Cut is to Think
Alina Marazzi, 2020, col, 9’, Dior
Il film nasce dalla proposta di Maria Grazia Chiuri ad Alina Marazzi di confrontarsi con il lavoro dell’artista Lucia Marcucci e di renderle omaggio attraverso il suo personale sguardo. Marcucci è tra le figure più rappresentative delle sperimentazioni verbo-visive della neoavanguardia italiana a partire dagli anni sessanta; l’uso della parola e la riflessione sull’immagine femminile compiuta da Marcucci trovano nel collage piena espressione e risuonano nel lavoro cinematografico di Marazzi. La tecnica del collage, amata dalla Direttrice Artistica di Dior, riverbera in quel “tagliare è pensare” coniato da Germano Celant a cui lei si riferisce nella collezione prêt-à-porter Primavera-Estate 2021 e che Marazzi mutua nel titolo del suo film.
Un progetto filmico che diventa suggestione ed evocazione del mondo dell’artista e di quegli immaginari che hanno segnato il lavoro di Maria Grazia Chiuri. Il risultato è un lavoro che tiene insieme realtà e finzione, in cui le opere dell’artista e i suoi oggetti entrano in connessione con una figura inventata, una giovane donna che Marazzi chiama “poeta fanciullo”, eternamente giovane e mossa dalla curiosità. Questa figura simbolica avvicina lo spettatore alla ricerca e alla poetica artistica di Lucia Marcucci e lo conduce attraverso una serie di episodi che rimandano alle azioni dell’arte di Lucia come quella del tagliare immagini e parole e ricomporle, mentre sull’abito che indossa, attraverso il video mapping, come per magia le opere proiettate diventano una seconda pelle.
Il Castello dei Tarocchi
Matteo Garrone, 2021, col, 11’, Dior
Christian Dior non ha mai nascosto il suo credere nelle arti divinatorie, nei segni e negli amuleti. I tarocchi sono una delle chiavi di accesso al mondo magico: scrutare l’ignoto e guardare dentro se stessi senza paura. Maria Grazia Chiuri si è trovata in sintonia con questi immaginari, con questo linguaggio ottico composto da figure complesse e affascinanti che utilizzano un lessico simbolico. La Direttrice Artistica, per la collezione haute couture primavera-estate 2021, decide di usare la bellezza misteriosa e sfaccettata dei tarocchi per una serie di incantevoli abiti nati dalla sintesi di una progettualità che intende esprimere i virtuosismi costruttivi che definiscono la couture come il territorio della sperimentazione e del possibile.
Matteo Garrone, su invito di Maria Grazia Chiuri, realizza un film costruendo un’iconografia narrativa che attinge alla potenza visiva dei tarocchi viscontei rivista attraverso il suo sguardo. Si tratta del mazzo dei tarocchi miniati da Bonifacio Bembo per i duchi di Milano verso la metà del secolo XV, e che diventa il racconto meraviglioso della collezione. Il film è un viaggio all’interno di un castello – il Castello di Sammezzano – popolato da una serie di figure che sono impronta degli arcani maggiori, che pongono questioni, che disorientano, che invitano a guardare il mondo usando un punto di vista diverso. Per arrivare, nella interpretazione del regista, a quel superamento del genere che è sintesi del maschile e del femminile. In una nuova mitologia araldica che rimanda a quei mondi incantati tanto cari a Garrone.
Alina Marazzi
Alina Marazzi è regista di documentari, film e teatro. Un’ora sola ti vorrei (2002), realizzato interamente con filmati di famiglia, è un ritratto della madre scomparsa prematuramente; in seguito realizza Per Sempre (2005), un documentario sulla clausura femminile, il lungometraggio di montaggio Vogliamo anche le rose (2007), storie di donne nel decennio della liberazione sessuale, che entrambi proseguono l’indagine del femminile al centro anche del suo film di finzione, Tutto parla di te (2012) con Charlotte Rampling, lungometraggio sul lato oscuro della maternità. Nel 2014 realizza la drammaturgia video dell’opera lirica contemporanea Il Sogno di una cosa con musica di Mauro Montalbetti e regia di Marco Baliani, prodotta dal Teatro Grande di Brescia, e il cortometraggio Confini, che accosta filmati d’archivio della Grande Guerra ai versi poetici di Mariangela Gualtieri. Anna Piaggi, una visionaria nella moda (2015) è un ritratto dell’iconica giornalista di moda. Nel 2017 cura la regia multimediale della nuova opera lirica di Mauro Montalbetti, con libretto di Alessandro Leogrande e prodotta dai Teatri di Reggio Emilia, Hayè, le parole la notte, sull’odierno fenomeno dei migranti.
Nel 2019 realizza 3 brevi ritratti di donne milanesi per Gucci su commissione della rivista Vanity Fair e nel 2020, su commissione della Direttrice Artistica delle collezioni donna Dior Maria Grazia Chiuri, realizza il ritratto dell’artista Lucia Marcucci, To Cut is to Think, cortometraggio che ha aperto lo streaming live della sfilata Dior collezione primavera-estate 2021 il 29 settembre 2020.
Maria Grazia Chiuri
Maria Grazia Chiuri nasce a Roma nel febbraio 1964. Si forma all’Istituto Europeo di Design a Roma. Si segnala Fendi tra le esperienze lavorative fondamentali. Approda da Valentino, dove nel 2008 diventa direttore creativo di tutte le linee. Dal 2016 è Direttrice Artistica per Dior (prima donna a ricoprire questo ruolo in una delle maison più carismatiche per il sistema della moda) per le linee donna Haute Couture, prêt-à-porter, accessori. Maria Grazia Chiuri, riconosciuta a livello internazionale come una delle protagoniste della moda contemporanea, ha saputo dare interpretazione e valore a una nuova generazione di donne consapevoli. Maria Grazia Chiuri crede nella cultura e nell’arte come forma di attivismo e di condivisione dei saperi per la crescita personale e collettiva. Nel suo lavoro, le ragioni della creatività prendono forma grazie al confronto con l’artigianato e l’industria, attitudine che è nel suo Dna di progettista italiana.
Maria Luisa Frisa
Maria Luisa Frisa, critico e curatore, è professore ordinario all’Università IUAV di Venezia, dove dirige il corso di laurea in Design della moda e Arti Multimediali. Dirige la rivista accademica «Dune: Scritture su moda, progetto e cultura visuale» edita da Flash Art. Fra le pubblicazioni recenti: Le forme della moda (Il Mulino, 2015), Desire and Discipline: Designing Fashion at Iuav (Marsilio, 2016). Tra i progetti più recenti: la mostra e il libro Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 (Roma, MAXXI, 2014-15; Bruxelles, BOZAR, 2015; Monza, Villa Reale, 2015-16; Fort Lauderdale, NSU Art Museum, 2016), la mostra e il libro Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001 (Milano, Palazzo Reale, 2018), la mostra e il libro Memos. A proposito della moda in questo millennio (Milano, Museo Poldi Pezzoli, 2020).
Painè Cuadrelli
Produttore musicale, sound designer e dj, compone e produce colonne sonore e sound design per film, documentari, installazioni, mostre, spettacoli teatrali, sfilate di moda e progetti di comunicazione, oltre a produrre dischi e selezioni musicali per radio e progetti performativi.
© @Maripol
Credits: © Courtesy of Elettra Pr