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Rome Art Week 2020. Fino ai Confini del Mondo

La Galleria Restelliartco alla Rome Art Week esplora a 360° il mondo, le sue dinamiche e le sue contraddizioni attraverso quattro percorsi espositivi.

Robert Stern Marilyn

E’ strutturata in quattro diversi ed originalissimi percorsi visivi la mostra ideata da Raffaella Rossi e Filippo Restelli della Galleria Restelliartco per la Rome Art Week 2020.

Un’esposizione che attraversa il Pianeta, spalanca le braccia per unire virtualmente differenti popoli e tradizioni, o improvvisamente si chiude per raccontare e urlare il fallimento.

Nel primo percorso espositivo gli artisti Irem Incedayi, Gabriele Donnini, Fabio Ferrone Viola, “Stasi” riuniti nel collettivo “Working Heads”, partono da un teschio in quanto essenza e dimora dell’anima e dell’essere umano, privo di sovrastrutture e influenze esterne per esprimere il proprio personale concetto di mondo e di limite.

Comprende tutte le rotte conosciute o scoperte dai viaggiatori, magiche destinazioni dalle suggestive atmosfere da “Mille e una Notte” il mondo in “Silence” di Irem Incedayi, raffinata artista di origine turche che da sempre fonde nella sua arte la cultura e la tradizione dell’Oriente, con le sue Moschee ed i Palazzi illuminati da una luce che al tramonto sembra essere polvere d’oro e quella di Occidente, con l’elegante classicismo di Roma o i richiami alla mitologia greca.

Silence Irem Incedayi

E il messaggio dell’artista è già nel titolo un appello alla pace affinché nel silenzio, si possano udire le parole dei più deboli ed i sussurri di chi non ha più voce.

Un mondo che si fa piccolo quanto i confini della cella di un carcere in “Ego te absolvo” di Gabriele Donnini. Il teschio fulcro dell’opera è rinchiuso all’interno delle sbarre ed ha incise sulla sua superficie le parole, i disegni o i simboli che i detenuti hanno tracciato negli anni sulle pareti. Frasi che raccontano il dolore, ma anche l’orgoglio, la dignità, la paura, l’odio, il coraggio. Il carcere come un microcosmo, un “fuori mondo”, che è li ed esiste, un non luogo dove ogni essere umano è unico. E per raccontare questa unicità, la superficie del teschio è coperta da venature in oro, nessuna causale; si ispirano alla  pratica giapponese del Kintsugi, l’arte delle preziose cicatrici che insegna ad accettare il danno, a non nascondere le ferite e le fratture, a renderle preziose.

Golden Age Fabio Ferrone Viola

Un mondo in cui i limiti sono i difetti dell’uomo, che lo penalizzano, lo spingono a cercare scorciatoie, o rotte già battute anziché provare a sperimentare o cambiare ponendosi obiettivi lontani nel tempo ma più duraturi. É questo il concetto che anima il teschio di Fabio Ferrone Viola che nella sua opera “Golden Age” riconduce la nascita e la morte alla ciclicità del mito e all’eterno ritorno.

In questa definizione circolare del tempo, ciò che è stato in passato necessariamente si ripeterà ancora ed una nuova Età dell’oro si succederà ai tempi privi di bellezza e spiritualità che stiamo vivendo.

In Justice – Tribute to George Floyd, “Stasi”, fornisce la sua personale rappresentazione di un pianeta nel quale l’uomo è segregato all’interno di un muro,  che è materializzazione dello spazio sicuro fatto di compromessi e di mediocrità, di vizi e di recinti intellettualistici;  un mondo  in cui è il Teschio a dominare, allegoria della morte ma anche della vita e su di esso una corona di spine, simbolo del martirio e del sacrificio estremo dell’uomo, come nel caso di George Floyd.

photogeisha Umberto Stefanelli

Nel secondo percorso espositivo, i confini del mondo per Umberto Stefanelli sono quelli di una stanza di un love hotel di Minami ad Osaka, all’interno del quale nasce il progetto fotografico “Photogeisha”, venti immagini per raccontare l’antichissima arte dello shibari, una vera e propria forma espressiva in cui lo spettatore è partecipe della condivisione di una scultura vivente e di una pratica meditativa che, attraverso la flessibilità del corpo e della mente, diventa espressione di potere e di scambio.

Una commistione di corpo e spirito in cui la corda è mezzo e in cui più che la destinazione finale conta il percorso fatto insieme.

Nel terzo percorso visuale il mondo si apre su terre sconfinate in cui gli animali sono i protagonisti del progetto fotografico “Loners” di Marco Simoni. Il titolo di ognuna delle foto che compongono la mostra  ne descrive una caratteristica o un particolare che li rende unici e perfetti, oppure ancora oggi vittime: “The Ivory Game” recita l’immagine dell’elefante posto di fronte al rinoceronte a denunciare la crudeltà del traffico di natura, oggi per dimensioni e giro d’affari, la quarta forma di crimine più esteso al mondo. “13.000 grams” il titolo scelto per il rinoceronte, non solo il peso massimo del suo corno ma un numero che per i bracconieri equivale a denaro contante.

K-Guy Naomi Campbell

Nel quarto percorso espositivo i Galleristi Raffaella Rossi e Filippo Restelli presentano una selezione di opere di Maestri storici della Pop Art, della fotografia e del design: una vera e propria esplorazione a 360° nel contemporaneo.

Si inizia con “Skull 157” di Andy Warhol, serigrafia del 1976 in cui l’artista toglie al teschio rappresentato ogni connotazione negativa, un’arte volutamente privata del suo contenuto drammatico per diventare “Il ludo”, il gioco.

E così anche per il volto di Mao, esente da ogni giudizio di carattere politico; il personaggio è volutamente detronizzato, disinnescato dall’uso di scelte cromatiche forti ed estreme.

divano bocca Gufram

Si prosegue con una serigrafia di Robert Indiana e l’arazzo Love magnificamente accostato, nel percorso visivo, all’iconico “Divano Bocca” di Gufram ispirato alla celeberrime labbra di Mae West.

E poi i teschi di Obey-Giant/ Shepard Fairey, le top model Naomi Campbell e Kate Moss dello street artist K-Guy, e per la fotografia la Marilyn Monroe Crucifix III The last sitting, datata 1962 di Bert Stern, la splendida “Ofelia” di Matteo Basilè e la “Faster Faster – I am almost there” del dissacrante David LaChapelle, che ritrae una statuaria Pamela Anderson con indosso solo un paio di stivali che sfreccia inseguita dai fotografi a cavallo di una moto: fino ai confini del limite appunto e oltre.

Marilyn This is not by me Andy Warhol

“FINO AI CONFINI DEL MONDO”

Rome Art Week 26 -31 ottobre 2020
Galleria Restelliartco
Via Vittoria Colonna, 9 Roma

Ufficio Stampa: Stella Maresca Riccardi
Progetto Grafico: Mirko Leonardi
Per Working Heads photocredits Gianni Brucculeri

Credits: © Courtesy of Stella Maresca Riccardi Ufficio Stampa

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Pubblicato da
Rosalba Radica

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