Open! Il making of della nuova mostra alla Galleria nazionale d’Arte moderna per la riapertura al pubblico.
Il giorno più bello è iniziato qualche settimana fa, quando tutto lentamente ha cominciato a muoversi perché si è delineato un orizzonte. Il tempo unità di dismisura, uscito dai cardini per entrare nell’indistinto, era tornato a scorrere e a correre. E negli ultimi giorni abbiamo sentito persino il fiato sul collo e l’adrenalina del conto alla rovescia.
Apriamo per restituire la Galleria Nazionale al pubblico, con le modalità provvisorie previste dalla situazione in cui stiamo – e non siamo, noi tutti siamo altro. E ora che al tempo possiamo ricongiungere spazio e movimento lo dimostreremo prima di tutto a noi stessi. Rimettiamoci in sesto. Accorciamo le distanze, manteniamo quelle che hanno sempre caratterizzato il nostro stare al museo e di fronte a un’opera, in fondo l’abbiamo sempre e solo toccata con lo sguardo, eppure con quale trasporto, con quanta emozione. Manteniamo la distanza fisica e lasciamo indietro quella sociale. Riconciliamoci con i luoghi e saremo a casa ovunque. E forse sì “il mondo è cambiato, infatti non è più da conquistare, ma da abitare”.
Aprire la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea il primo giorno possibile è stato l’appuntamento a cui non potevamo mancare, per quello che vuol dire essere contemporanei, donne e uomini del nostro tempo. Ci presentiamo all’appuntamento con il museo in assetto, Time Is Out of Joint sempre più puntuale, con le mostre di Gregorio Botta, Maria Elisabetta Novello e Attilio Cassinelli che vi aspettano, e con la nuova mostra del Salone Centrale A distanza ravvicinata, emblematica delle infinite possibilità di racconto e di dialogo delle opere di una collezione sorprendente e di eccezionale qualità che costruisce nuovi mondi e nuove combinazioni, rintracciando ogni volta connessioni e rimandi, derive e approdi che sempre sfuggono alla catalogazione e tassonomia che si avvale di un unico sguardo lineare.
Ai piedi della Scalinata l’installazione OPEN! toglie ogni dubbio, dice e accoglie. Lo spazio pubblico è finalmente aperto e libero e sta a noi farne parte, sostarvi o attraversarlo, seguendo il percorso guidato che ci porterà dentro, finalmente, ancora in uno spazio aperto.
La Sala delle Colonne periodicamente si trasforma per restare sempre la nostra zona franca, uno spazio di preparazione o di decompressione, un’estensione dello spazio pubblico che attraversa le membrane architettoniche e ristabilisce i legami tra dentro e fuori, tra architettura e paesaggio, tra museo e città, tra le opere in sala e il pubblico. Tutto quanto è sovrastruttura segnaletica sanitaria e concepita come un cantiere, i lavori sono in corso e noi speriamo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi di rimuoverle con un semplice gesto. Gli apparati didascalici e informativi delle nuove iniziative seguono le stesse dinamiche.
A distanza ravvicinata
Salone Centrale
Opere di: Afro, Robert Adams, Franco Angeli, Stefano Arienti, Mirko Basaldella, Luciano Bartolini, Alberto Burri, Enrico Castellani, Giuseppe Capogrossi, Eduardo Chillida, Ettore Colla, Pietro Consagra, Daniela De Lorenzo, Giacomo Ginotti, Luisa Lambri, Bice Lazzari, Alberto Magnelli, Fausto Melotti, Paolo Meoni, Gastone Novelli, Pino Pascali, Achille Perilli, Corrado Sassi, Toti Scialoja.
Your Free Zone Inside
Sala delle Colonne
Il tappeto disegnato da Martí Guixé evoca quello scenario quasi centenario e storico della Galleria Nazionale (documentato dalle opere di Giuseppe Micali, nuovamente allestito nel 2016 fino al 2018), ma nel pattern cita lo schema dei pavimenti delle cattedrali, i labirinti e gli scenari dei videogiochi arcade.
OPEN! Your Free Zone Outside
Scalinata
Installazione site e contest specific di Martí Guixé
Cristiana Collu
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Video by Monkeys VideoLab
Credits: © Courtesy of Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea