“Come in tutte le fiabe, lungo il cammino alla ricerca del tesoro mi sono imbattuta in draghi, streghe, maghi e nell’angelo della temperanza”. Niki de Saint Phalle.
Durante le sue ricerche negli archivi della Maison Dior, una serie di fotografie di Niki de Saint Phalle ha catturato l’attenzione di Maria Grazia Chiuri, Direttrice Artistica delle collezioni femminili. In una di queste si vede Niki impavida in groppa a un cammello, altre la fissano modella per Dior nel periodo Marc Bohan, suo grande amico, all’epoca alla guida delle creazioni della Maison. Bella in modo contemporaneo, più adolescente che androgina, minuta e forte, con un modo di vestire iconico e personale. Attuale nelle proporzioni e nelle impertinenze. La sua vita pare un romanzo. All’epoca dell’emancipazione della donna, Niki de Saint Phalle si impegna in un corpo a corpo con l’arte, con il mondo e con se stessa. Niki è impastata di tante emozioni come succede spesso quando si tratta di artiste donne. È nel recinto della creatività al femminile che Maria Grazia Chiuri la sente vicina.
“Perché non ci sono state grandi artiste?”. Si interroga seguendo le riflessioni contenute nel libretto/manifesto di Linda Nochlin pubblicato nel 1971, e la stessa domanda viene posta anche da Maria Grazia Chiuri. Bisogna dare spazio alla differenza specifica delle opere, lasciando che siano esse stesse a infrangere, per evidenza, il discorso tradizionalmente tutto al maschile della storia dell’arte. Ma anche della moda. Sono allora le Nane, figure di donna fuori scala, i cuori variegati, i draghi, l’albero dell’amore e quell’opera smisurata e folle che è il Giardino dei Tarocchi in Toscana, a diventare disegno, ricamo esploso, mosaico di specchi nella collezione di Maria Grazia Chiuri e nella scenografia della sfilata. La stilista non ha paura di usare i colori di Niki de Saint Phalle più diversi, quasi stridenti, e di farli entrare in rotta di collisione con materiali come il pizzo, la seta, la pelle o la plastica.
Questa collezione Prêt-à-Porter Primavera-Estate 2018 porta il segno dell’artista ma anche di Marc Bohan e dei suoi piccoli vestiti e piccole tute, a volte abbinati ad ampie gonne che si aprono davanti. Completi pantalone con giacche e sahariane perfette, indossate a seconda dell’umore con camicie maschili a righine o a pois, oppure romanticamente bianche, impronta dello stile Bohan come la stampa con i pois giganti o il check in Black and White.
Le atmosfere e le suggestioni – quelle esplicite e quelle implicite – della collezione viaggiano verso la sfrontata inquietudine degli anni sessanta, che ci raccontano, ieri come oggi, la forza cangiante degli universi femminili che abitano e muovono non solo la moda, ma la contemporaneità.
Credits: © Courtesy of Christian Dior Couture PR
Louis Vuitton unveils its expansive temporary landmark at 6 East 57th Street, New York City,…
Ariana Grande wears custom Louis Vuitton to the premiere of “Wicked” In New York City.
Moda beauty & tv: un viaggio tra le serie televisive. Un libro di Monica Melotti…
Helmut Newton. Berlin, Berlin Berlin had an indelible influence on Helmut Newton and his photographic…
Lux Pascal wears Stephane Rolland for the "Gladiator II" Movie Premiére.
HTSI lancia il BEST LUXURY START UP AWARD, un prestigioso riconoscimento dedicato alle start-up che…
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Fashion Press supplemento a L'Opinionista Giornale Online - tutti i diritti sono riservati
reg. trib. di Pescara n.08/08 - iscrizione al ROC n°1798 - P. iva 01873660680
Contatti - Redazione -
Pubblicita' - Notizie moda del giorno - Privacy Policy - Cookie Policy