L’idea è nata già alcuni anni fa, e la sua apertura era prevista nella primavera di quest’anno, purtroppo rinviata a causa della pandemia. La direttrice del Museo della Moda, l’architetta Natalia Muzychkina riconosce che «Le opere centrali della mostra rappresentano l’immagine creativa dell’Italia e il modo italiano di godersi la vita. Nel tempo, mentre tutto il mondo cerca di adattarsi alle nuove condizioni, la capacità italiana di cambiarsi, svilupparsi e rinascere è particolarmente edificante».
Attualmente l’Italia ha conquistato lo status di paese più “alla moda” e il suo centro del fashion – Milano – è riconosciuto come una metropoli del settore insieme a Parigi, Londra e New York.
La mostra offre la possibilità di recepire le mutevoli tendenze della moda durante l’intero XX secolo. I visitatori possono seguire la storia affascinante di come l’Italia pian piano sia riuscita ad uscire dall’ombra di Parigi, a rinnovare la sua precedente fama di paese sovrano del fashion e a creare un vero miracolo economico, basato sul successo della moda e design, e unendo i metodi moderni degli affari con le tradizioni antiche e i forti legami familiari.
Paradossalmente, uno dei più influenti rappresentati della moda italiana non era un italiano, ma uno spagnolo – l’artista, l’inventore e lo stilista Mariano Fortuny (1871–1949). Il suo illustre ruolo nella cultura italiana è stato sottolineato dall’Ambasciatore d’Italia in Lettonia – Stefano Taliani de Marchio – durante l’apertura della mostra.
Nella mostra del Museo della Moda, accanto a Fortuny, si possono vedere i costumi di Maria Monaci Gallenga, che sono stati creati prendendo l’ispirazione dai velluti miracolosi dall’epoca rinascimentale.
La principale attrazione di questa mostra sono le scarpe – sia create dalle più famose case di moda e di calzoleria italiane, sia disegnate dalle case di moda di altri paesi, ma prodotte in Italia. All’inizio del XX secolo, in Italia era ancora forte il sistema delle botteghe degli artigiani. Non a caso, aziende famose come “Gucci”, “Prada”, “Trussardi” e “Fendi”, nei primi decenni del XX secolo avevano cominciato le attività come manifattori di pelli. Invece, il celebre Salvatore Ferragamo (1898–1960) già dagli anni ‘20 lavorava negli Stati Uniti e creava le scarpe per le star di cinema di Hollywood, salvo poi tornare in Italia per poter usare le competenze eccellenti dei calzolai in patria.
Il percorso di una casa di moda per diventare importante non era veloce nell’Italia di quegli anni, e neanche facile, perciò molti stilisti sia nel periodo tra le due guerre, sia dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti a Parigi per lavorare in condizioni migliori, portando con loro l’inesauribile creatività italiana.
Elsa Schiaparelli, Nina Ricci, Pierre Cardin, Emanuel Ungaro, Gianfranco Ferré – questi stilisti di moda brillanti ed espressivi, d’origine italiana, hanno indissolubilmente legato le loro attività nel settore della moda parzialmente o completamente a Parigi. Anche alcuni loro abiti sono esposti nella nuova mostra del Museo della Moda di Riga, particolarmente orgogliosa di far ammirare le creazioni di Elsa Schiaparelli (1890–1973), storica rivale di Coco Chanel.
Dopo il secondo conflitto mondiale, l’Italia decide di appoggiare il settore tessile e di lavorazione di pelle, fortemente colpito dalla guerra ma riconosciuto come punto forte della sua economia. Appaiono sulla scena stilisti ancora più ambiziosi e dotati e, nel 1951, a Firenze viene organizzata una sfilata di moda dedicata ai giornalisti e agli agenti d’acquisto dei grandi negozi degli Stati Uniti. Il successo è clamoroso e viene ampiamente descritto nelle riviste: questo è esattamente il momento che viene considerato come l’inizio ufficiale della moda italiana moderna.
La moda italiana già a quei tempi, e siamo alla metà del XX secolo, affascinava particolarmente con la sua eleganza aristocratica, la qualità e la leggerezza straordinaria dello stile della “dolce vita”, caratteristica soltanto del Belpaese: sole, mare, vacanze e avventure, sono i riferimenti. Utilizzando con intelligenza le tradizioni antiche di creazione degli abiti e delle scarpe, e mixandole alle possibilità della produzione moderna, dei materiali e del design, l’Italia nel XX secolo era diventata una “superpotenza” degli abiti e gli accessori, la patria dei più desiderati, trovando una nicchia libera tra la moda americana sportiva e democratica, e la formalità e la mancanza di comfort dell’alta moda francese.
Il Museo della Moda a Riga, in cooperazione con la Fondazione di Alexandre Vassiliev è stato aperto nell’autunno del 2016. È un museo privato, che è stato creato e viene guidato dall’architetta Natalia Muzychkina. Nelle mostre tematiche e nell’esposizione permanente, il Museo della Moda lascia non solo vedere gli abiti e gli accessori, ma anche sentire l’ambiente dell’epoche precedenti, partecipare e scoprire nuove emozioni sia agli adulti che ai più piccoli.
MUSEO DELLA MODA
Rīga, 24 Grēcinieku Street, LV-1050
Credits: © Courtesy of Maria Rosaria Carifano
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