Moda “sostenibile” con Gilberto Calzolari Ecomachìa. Nuova capsule collection dello stilista nello splendido Atelier Pellini.
La mia nuova collezione si chiama Ecomachìa. Il termine (che potremmo tradurre con battaglia ambientale, dal greco οἶκος “casa/ambiente” e μάχη “battaglia”) è stato coniato da due studiosi americani, Robert Markley e Molly Rothenberg, per rappresentare, e superare, il classico contrasto tra cultura e natura, società e ambiente: una concezione binaria nata nel XVIII secolo e a loro avviso inadeguata di fronte alla complessità dell’ecosistema in cui viviamo. Non hanno più senso le descrizioni idealistiche della Natura come intrinsecamente armoniosa: gli esseri umani – come tutti gli organismi – sono implicati nella costruzione della natura e, inevitabilmente, anche nella sua contaminazione e distruzione.
Non è più tempo dunque per facili idealismi. È tempo di essere consapevoli che tutto ciò che facciamo genera conseguenze, e sprechi. E partire da questa consapevolezza per trovare soluzioni.
Da due anni abbiamo vissuto una specie di guerra, e non ne siamo ancora usciti. In questo scenario che ha cambiato tutte le nostre abitudini e le dinamiche del vivere sociale, credo che un designer debba interrogarsi sul senso di quello che fa. Questa collezione rappresenta per me una risposta.
Credo che non dobbiamo rinunciare mai a ricercare il bello, ma che la strada per raggiungerlo sia oggi più complicata. Sarebbe ingenuo fare finta di non vedere quello che ci sta intorno, a partire da una crisi climatica senza precedenti che deve costringere tutti a una seria presa di responsabilità. Oggi più che mai la ricerca del bello deve passare dalla sostenibilità, ma questo – lungi da essere un limite – è anzi un’occasione per essere estremamente creativi. La risposta quindi non è rinunciare a creare, bensì farlo con quello che abbiamo a disposizione, utilizzando anche materiali nati per altri scopi e trasformarli, cambiandone radicalmente la funzione e il significato, facendoci così riscoprire il bello anche da ciò che era nato per tutt’altre finalità.
Per questo, ad esempio, una parte della collezione prende spunto dalle divise militari. La pandemia, del resto, ci ha costretti a ripensare alle nostre vite, trincerati dentro le nostre abitazioni dai ripetuti lockdown.
Il superfluo ha ceduto il passo al rigore e alla funzionalità. Eppure la moda, a mio avviso, non deve limitarsi a guardare la realtà, bensì reinterpretarla, anche in maniera sorprendente, e farci vedere qualcosa di inaspettato. Così, se da un lato i capi di questa collezione riprendono il rigore e i colori delle divise militari, dall’altro ne ribaltano completamente la finalità, in un atto di ribellione che vuole riscoprire il femminile e l’individuale in ciò che, storicamente, è sempre stato quanto di più maschile e spersonalizzante.
Ecco quindi che autentici capi della seconda guerra mondiale recuperati dallo smantellamento di basi militari, ripensati e ricomposti, sono diventati sorprendentemente femminili e romantici, in un esempio di upcycling creativo che, di collezione in collezione, è diventato un mio marchio di fabbrica: come la trapunta in nylon usata per coprire le motociclette che si trasforma in una mantella-poncho antivento, o lo zaino da paracadutista verde militare che si trasforma inaspettatamente in una gonna aderente al ginocchio e si abbina ad una romantica blusa bianca in satin BIO con collo a sciarpa; mentre il ritaglio di un borsone da guerra capovolto dà forma ad una minigonna con tasca applicata abbinata ad una camicia in cotone turchese arricchita da un volant in nylon giallo fluo.
E ancora, un trench militare originale viene recuperato e ritagliato per diventare un tailleur sartoriale composto da un cropped mini-trench (arricchito da un collo in eco-peliccia multicolor) e da una gonna a portafogli di linea trapezio: il risultato è un elegante gioco di contrasti e accostamenti insoliti che si valorizzano a vicenda, creando pezzi unici e originali.
I riferimenti alle divise, rielaborate in chiave femminile, uniti all’utilizzo di materiali sostenibili di nuova generazione, si ritrovano anche nei capispalla tecnici maschili dove, a sorpresa, coulisse colorate ingentiliscono la silhouette segnandone il punto vita, come nel parka-trench in lana rigenerata BiBye® (innovativo tessuto double in lana cardata di Manteco) mixato a un cotone altamente performante (In Pluvia Temporis, sempre di Manteco) che recupera le origini dei tessuti trench – progettati inizialmente per i soldati nelle trincee inglesi – e li rinnova in chiave hi-tech e sostenibile.
Il parka è presente anche nella versione corta in lana riciclata Principe di Galles beige, sempre con coulisse colorate in vita, abbinato a una pencil skirt dello stesso tessuto con spacco a zip doppio cursore. Un ulteriore esempio di moda green è poi offerto dal completo pantalone e giacca doppiopetto in tessuto check maschile dai toni bruciati MWool®, una lana riciclata di ultima generazione che impiega un nuovo metodo di tintura senza sostanze chimiche e coloranti semplicemente mescolando fibre e sfumature diverse grazie all’esclusivo processo Recype®.
L’austerità dei capi militari è bilanciata da pezzi più stravaganti e femminili con disegno camouflage astratto: come l’abito asimmetrico oliva, lo chemisier corallo e il total look camicia e gonna portafoglio rame – tutti in seta BIO certificata GOTS con finissaggio OEKO TEX by Clerici Tessuto. Ma il contrasto tra leggerezza e rigore esplode in tutta la sua forza e iconicità nel cosiddetto outfit “Yeti”: un abito romantico con balze e volant in georgette BIO turchese (impreziosito da cristalli Swarovski senza piombo), ingabbiato da un “harness” decorativo realizzato con bretelle da paracadutista e indossato insieme a guanti artici imbottiti di pile e a un cappuccio militare bordato di eco-pelliccia.
Rispetto ai colori accessi e vibranti delle collezioni precedenti, la palette di Ecomachìa è molto più essenziale, e via via che procede, le tonalità militari del verde e del marrone, e i tocchi di azzurro e corallo, lasciano il posto al nero, che trova ampia espressione nel finale, spesso associato con il giallo fluo, quasi a segnalare pericolo: ad esempio nell’abito midi in viscosa responsabile certificata SFC con le maniche in raso di poliestere 100% riciclato Newlife™ di Italian Converter (arricchite da nastri catarifrangenti) e nel completo camicia e gonna indossato con uno spolverino in lurex nero, per culminare nel total black del completo in vinile upcycled, composto da una blusa con collo a cratere ed ampie maniche con fibbie sui polsi e da una pencil skirt con spacco laterale.
Ecomachìa è una collezione decisa e combattiva, nata come reazione al periodo che stiamo vivendo, alla ricerca di una bellezza sorprendente e mai scontata. Per questo ho voluto scattare le immagini di una collezione così intimamente contemporanea in un luogo d’arte e di storia, lo splendido Atelier Pellini, e per questo sono lieto di presentarla durante la Milano Fashion Week all’interno dell’ADI Design Museum, un luogo storico degli anni ’30 utilizzato in passato come deposito di tram a cavallo e come impianto di distribuzione di energia elettrica, e ora recuperato e trasformato in un luogo d’arte.
Nulla è per sempre. Tutto si trasforma. Sta a noi modellare la realtà in qualcosa di migliore.
PHOTO CREDITS
Foto: © Ludovica Arcero @ludovicarceroph
Assistente fotografo: Corrado Sapuppo @corradosd
Stylist: Dinalva Barros @barrosdinalva
Make-up: Lucie Nguyen @
Hair: Cedric Charneau @cedriccharneau
Assistenti designer: Alessia Casà @alecasastylist & Fabio Valtolina @itsfabio.v
Casting a cura di CM Casting: Caterina Matteucci @catecmcasting & Diego Maffezzoni @diegomaffezzoni
Talent: Katrin Biloshytska @katrin_biloshytzka & Maressa Honorato Souza Freitas
Produzione: Marcello Paolillo @cinemarcello
Grafico: @scarduellidesign
Location: Atelier Pellini, Milano @atelierpellini
Credits: © Courtesy of Guitar Pr