Ecco nascere allora giacche bomber, felpe con cappuccio, magliette e pantaloncini intarsiati di intrecci di stelle ninja, simboli della Patagonia, kimoni e gonne da samurai squisitamente orientali, maglie metalliche e pantaloni a corsetto con texture di forte impatto emotivo; non mancano parka in pvc trasparente, pantaloni robotici e field jacket multi-tasca.
A catturare l’attenzione sono i tessuti ricamati e la radicata simbologia che si mantiene ben salda a uno streetwear mai banale.
In questa variegata collezione, ultima fatica Burlon, colpisce soprattutto la vena culturale che ha voluto imprimere nei capi, uno scontro moderno, meditato e assolutamente impregnato di simbologie e grafismi che vanno letti e accolti per quello che vogliono dire, ovvero la bellezza del nuovo in un linguaggio certo nato per il “cambiamento”.
«Lo stile di strada sotto i soffitti affrescati e il parquet intarsiato rappresentano Milano oggi, un mix di culture», spiega il designer argentino.
Marcelo Burlon incarna una qualità che definisce la modernità: è un fenomeno della moda 2.0. Il suo street style è diventato un brand venduto in 480 negozi, in meno di due anni è arrivato a fatturare 20 milioni di euro. Le stampe tribali della sua Argentina (su maglie, felpe, pantaloni), sono diventate la sua carta d’identità.
Proprio come egli ignora i confini geografici, la sua creatività esuberante continua a spingere i confini. La sua opera è un monumento senza fine al potere della contaminazione. E non è una sorpresa per questo prodigio, arrivato in Italia dalla Patagonia e reclutato dalla moda Milanese, sia partito per conquistare il mondo intero.
L’etichetta lanciata da Marcelo Burlon diventa grande tra nuovi progetti e collaborazioni ad hoc. Stimolando l’attenzione delle tribù multiculturali internazionali e cool. Un puro catalizzatore.
Credits: © Courtesy of Marcelo Burlon County of Milan PR
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