Promotore di progetti culturali, imprenditore, collezionista, editore: Marcello Rumma (Salerno 1942 – 1970) è stato una figura centrale nel dibattito culturale italiano e internazionale tra gli anni Sessanta e Settanta; la sua fu un’esperienza capace, attraverso inediti incroci tra discipline, di mettere in atto una vera e propria “imprenditoria culturale” nel Mezzogiorno.
La mostra, realizzata con Fondi POC (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania 2014-2020, è anche il risultato di un programma culturale nato da un anno di ricerca e studio sugli archivi e la digitalizzazione svolto dalla Regione Campania in collaborazione con la Fondazione Donnaregina – Contesto 1_MADREscenza2020, progetto ARCCA-ARchitettura della Conoscenza CAmpana – e che comprende anche un convegno in partnership con l’Università degli Studi di Salerno e un secondo progetto espositivo che inaugurerà a marzo negli Arsenali di Amalfi.
Da Mario Schifano a Andy Warhol, da Roy Lichtenstein a Piero Dorazio e Enrico Castellani, e ancora Richard Long, Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Giulio Paolini, Pino Pascali, ma anche critici, poeti, filosofi: in soli sei anni di attività (1965 – 1970) Marcello Rumma sviluppò relazioni con le più importanti figure del panorama internazionale dell’arte, che contribuirono a dare corpo alla sua ricerca pionieristica, che in così poco tempo fu capace di ridisegnare la fisionomia di un intero territorio, riconfigurandolo come laboratorio intellettuale.
L’esposizione comprende opere provenienti dalla sua collezione privata, ma anche una selezione di quelli che furono pilastri centrali delle mostre da lui organizzate e sostenute: un panorama ricchissimo con più di 80 lavori di autori come Pino Pascali, Piero Gilardi, Alighiero Boetti, Andy Warhol, Luciano Fabro, Mario e Marisa Merz, Frank Stella, Richard Long, Jan Albers, Jannis Kounellis e molti altri. Le opere degli artisti si alternano a una selezione di più di 150 documenti, molti dei quali inediti: corrispondenze originali con artisti e curatori, schizzi di progetti, cartoline di invito, brochure, manifesti, comunicati, cataloghi, libri d’artista evocativi del metodo di lavoro di questo poliedrico e rigoroso intellettuale prematuramente scomparso.
In questo modo, come in un teatro della memoria che richiama la struttura di un archivio espanso, undici sezioni rievocano i sei anni dell’attività pubblica di Rumma, delineando gli stimoli che hanno fornito alla ricerca artistica e alla riflessione intellettuale a venire.
Il percorso espositivo si apre con la sezione PUNTI DI ORIGINE che cerca di tracciare una identità in nuce di Marcello Rumma e di evidenziare anche come i molti punti oscuri possano costituire uno stimolo a nuovi approfondimenti; in questo senso anche UNA DIDATTICA APERTA, area dedicata all’esperienza educativa nel Collegio Arturo Colautti di Salerno, evidenzia come Rumma fosse interessato a una “didattica di dialogo”, a progetti culturali coinvolgenti a tutti i livelli.
La sezione PARCO PERSICHETTI racconta invece la genesi della collezione di Marcello e Lia Rumma e la sua evoluzione parallela agli interessi rivelati nelle scelte espositive dell’intellettuale: da opere di Sironi e Guttuso, si passa presto all’acquisto di opere di Twombly, Fontana, Manzoni, Merz, Boetti e molti altri, nella direzione della avanguardia più sperimentale.
è la parte dedicata alla prima edizione delle Rassegne Internazionali di Arti Figurative di Amalfi, espressione diretta di come – in assenza di una promozione del contemporaneo da parte delle istituzioni – artisti, curatori e imprenditori culturali abbiano messo a punto un nuovo modus operandi. Queste esperienze, in luoghi reinventati, con artisti di assoluta avanguardia, sono parte di una stagione straordinaria che vede progetti simili, da Amore Mio a Montepulciano (1970) a Contemporanea a Roma (1973), svilupparsi in tutta Italia.
descrive una nuova generazione di galleristi, curatori, collezionisti con cui Marcello Rumma entra in contatto. Da Lucio Amelio a Napoli a Fabio Sargentini a Roma, dalle prime mostre dell’Arte Povera alla Galleria De Foscherari di Bologna a Gian Enzo Sperone a Torino, passando anche per la fondamentale esperienza di promozione dell’arte americana svolta da Ileana Sonnabend a Parigi, tutto questo fa da preparazione alle Rassegne di Amalfi. E infatti nel capitolo INTERROGATIVI SULL’OPERA (AMALFI, 1967), dedicato alla loro seconda edizione, viene messa in luce la grande vivacità culturale, e le esperienze di critica militante, come nel 1967 con il convegno curato dai giovani critici Renato Barilli e Maurizio Calvesi, che affiancavano le mostre.
si racconta l’esperienza di Rumma come Direttore Artistico dello spazio Einaudi 691 a Salerno, in cui vengono realizzate 5 mostre in 5 mesi curate rispettivamente da Maurizio Fagiolo, Renato Barilli, Germano Celant, Achille Bonito Oliva e Alberto Boatto. Ancora una volta è evidente la stretta relazione e il dialogo fortemente voluto tra arte e critica.
dedicata alla terza edizione della rassegna, descrive l’esperienza con Germano Celant, che Rumma invita a curare una mostra sull’Arte Povera: Arte Povera più Azioni Povere coinvolgerà non solo gli spazi degli Arsenali ma l’intera città, costituendo un prototipo di mostra – laboratorio e l’avvio di un percorso di internazionalizzazione del progetto.
L’arte diventa esperienza e azione politica, aspetto approfondito nella sezione ASSEMBLEA CONTINUA, che racconta nel dettaglio un’esperienza, quella dell’Arte Povera ad Amalfi, che all’epoca si pose come risposta costruttiva alla controversa Biennale del 1968; tre giorni di “Libera Repubblica dell’Arte” in cui si codificarono il rifiuto agli spazi espositivi classici, il rifiuto ai tempi tradizionali delle mostre (sostituiti da quelli effimeri delle azioni), e una tendenza all’autogestione. Questo bisogno di novità viene evidenziato anche in INCLINAZIONI AL NUOVO, sezione della mostra che raccoglie l’esperienza editoriale di Rumma inaugurata nel 1968.
Chiude la mostra la sezione LA COMUNITÀ AVVENIRE, dedicata al progetto non realizzato per una nuova abitazione a Pontecagnano: poco prima della sua scomparsa Rumma individuò un’area dove costruire la sua nuova casa, che doveva diventare un luogo di pensiero e produzione culturale – con camere per ospiti, artisti e studiosi, sale di riunione e stanze per la collezione d’arte – uno spazio capace di integrare architettura e arte, di materializzare un’idea di comunità.
L’esempio di Rumma rivela ancora oggi come sia fondamentale armonizzare cultura e comunità, passato e presente non solo nel campo dell’arte, ma nella scuola e nella società tutta.
15 dicembre 2019 – 13 aprile 2020
Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli
a cura di Gabriele Guercio con Andrea Viliani
© Courtesy of Lara Facco P&C
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