Ci puoi raccontare come hai cominciato e perché hai deciso di intraprendere questa strada?
Non ricordo con precisione il giorno in cui ho deciso di voler essere un fotografo. Prima mi occupavo di musica. Sono stato un dj produttore di musica elettronica lavorando con varie case discografiche e mettendo musica nei locali notturni. Ho iniziato a fare delle foto perché mi è stata regalata una fotocamera ma non ho preso una decisione, è stato un susseguirsi di eventi.
Quale evento ha marcato un punto di svolta per la tua carriera?
Quando ho capito che potevo dare molto di più in fotografia rispetto alla musica.
Che cosa rappresenta per te la fotografia?
Trasformare in immagini le visioni della mente. La mia visione è rappresentare la bellezza umana a livello estetico, non ho la pretesa di catturare l’anima o i pensieri delle modelle. Sono un fotografo di moda, non sono un artista. Per me la moda è l’espressione della bellezza, è lusso, è eleganza, raffinatezza ma anche trasgressione ed eccesso. È grinta, forza, carattere, comunicazione ed è più eloquente di milioni di parole.
E cosa significa per te essere “creativi”?
La creatività è cultura. Non si può essere creativi senza cultura. La creatività è plasmare in immagini le proprie conoscenze.
Quanto è differente lavorare come fotografo in Italia rispetto ad altri paesi?
Per me non esiste nessuna differenza. Io opero nello stesso modo in qualsiasi paese. Scatto nello stesso modo, penso allo stesso modo, organizzo nello stesso modo. Forse le mie fotografie sono avvertite in modo diverso in base alla cultura del paese in cui vengono viste, ma ormai siamo tutti cosi collegati che queste differenze si assottigliano sempre di più.
Da dove trai ispirazione per i tuoi lavori?
Da un film che ho visto, girando nei musei, osservando la gente per strada, ascoltando musica, leggendo un libro, viaggiando, dalle mie origini, dai i miei valori, dal mio bagaglio culturale come dicevo prima.
Qual è la parte più difficile del tuo lavoro?
Far capire quello che voglio rappresentare al mio team di lavoro, infondere il mio stesso entusiasmo, far capire che senza il duro lavoro non si raggiungono grandi risultati. Lavorare con gente emancipata, lavorare con persone che pensano veramente in modo diverso e che siano pronte a rischiare sempre.
E quella più gratificante?
Vedere la tua visione, il tuo sogno in immagini.
Quale shooting ricordi con maggior piacere?
Non ricordo shooting piacevoli, ricordo persone piacevoli con cui ho lavorato. Ricordo le loro idee, i loro modi di agire, la loro voce. Il set può avere successo o meno ma quello che conta ricordare è la dedizione che ogni persona ha dedicato per farsi che una foto si realizza.
Come promuovi il tuo lavoro?
Impegnandomi nel fare sempre meglio. Non esistono scorciatoie per lavorare di più. Un buon prodotto deve essere sempre migliorato. Ancora non ho realizzato quello che ho in mente, il giorno in cui ci riuscirò (perché ci riuscirò) tutti vorranno le mie foto. Non per una questione di marketing ma perché avrò realizzato qualcosa di stupendo.
E noi di Fashionpress.it saremo in prima fila a battere le mani, non per piaggeria ma perché ci abbiamo sempre creduto.
Credits: © Domenico Donadio @domenicodonadiofotografo
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