Gioia VS Manera. La Pop Art alla Galleria Kayros

Manera VS Gioia bipersonale alla Galleria Kayros a Roma

Gioia VS Manera. La pop art alla Galleria Kayros
Cleonice Gioia, DELETE

Inaugurerà il prossimo 29 marzo per concludersi il 23 aprile presso la Galleria Kayros Contemporary Art in Via Giulia 8 a Roma, Gioia VS Manera, una bipersonale in cui i due celebri artisti si sfidano a colpi di pop.

In una società come quella contemporanea in cui vige la regola della continua competizione, anche l’arte obbedisce al principio narcisistico dell’esistere, tanto e ancor più di fronte a tanti collezionisti e spettatori.

Dopo il primo incontro tenutosi a Palazzo Mezzacapo a Maiori e conclusosi con un pareggio, il secondo round si terrà all’interno della Galleria Kayros, interessante spazio artistico multidisciplinare che Piacentino Lamesi dirige nel cuore di Roma a pochi passi da piazza Farnese.

Enrico Manera, enfant prodige della Scuola di Piazza del Popolo, ripropone alcune tra le icone che hanno costellato il suo lavoro per anni come “Ex Da Volpedo” la famosa immagine di Giuseppe Pellizza Da Volpedo realizzata nel 1900 e rielaborata dall’artista secondo il suo spirito pop attraverso l’uso di colori intensi e vibranti, “Il Quarto Stato” riveduto e corretto con inserti al neon e colori acidi, “We Are Not Alone” una rivisitazione del poster del famoso capolavoro di Steven Spielberg; non solo un film di fantascienza ma un’attenta e profonda critica della famiglia disfunzionale americana. In “Close Encounters of The Third Kind” infatti un Manera “Birichino” risparmia in questo lavoro lo sforzo creativo e usa l’intuito per riaffermare il merito dell’immagine, che doppiata viene offerta al piacere dell’occhio.

Caesar”, è l’esempio di come per Enrico Manera rivisitare immagini del grande schermo sia sempre stata una abitudine o meglio una consuetudine, a patto però che quelle immagini colpissero “l’emisfero sinistro” ossia la “corteccia temporale superiore” stimolandola ad intervenire; e non ha importanza se l’immagine già esistesse; ciò che conta è come l’artista, attraverso i suoi interventi gestuali, le sue cancellature, le macchie di colore, offra nuovi elementi; in sostanza un abito diverso, come si confà peraltro a chi si occupa d’arte. Un’altra opera esposta, che fece parte della sorprendente mostra tenutasi all’ARTCURIAL di Parigi nel 2003 sotto il logo “EX”, è la rivisitazione dell’autoritratto di Vincent Van Gogh, qui riprodotto varie volte a puntualizzare il fascino e lo spaesamento davanti al genio e all’uomo. Infinite facce per lo stesso volto, declinate secondo una prospettiva pluricentrica.

Infine un marchio che ha sempre turbato, come un’ effige, i sogni di Manera è senz’altro il logo della MARVEL e così tra il 2010 e il 2011 l’artista fedele alla sua contraddistintiva ironia, realizza “L’Uomo Magno” parodia dell’Uomo Ragno, uno Spiderman tutto d’oltreoceano simbolo della società dei consumi. La scultura rappresenta la famosa icona della Marvel con la sua inconfondibile maschera e si suoi colori, ma il personaggio creato negli anni ‘60 da Stan Lee e Steve Ditko viene qui riportato alla sua fragile condizione di uomo e raffigurato mentre si ingozza di Cheeseburger e di Bacon and Eggs, di quel junk food che arriva a deformarlo, mentre l’artista sorride e riflette con acume sulle debolezze e i vizi dell’uomo.

La “sfidante” Cleonice Gioia è non meno creativa e originale. Davanti al continuo bombardamento di immagini a cui siamo sottoposti, l’artista riesce con naturalezza a dipingerne di nuove e di straordinarie. Non abbiamo mai l’impressione davanti alle figure di Cleonice Gioia di un “dejà vu”: tutto è nuovo, sfavillante, un rodaggio permanente e perenne di segni e colori.

In “Lolly Pop” la bocca suadente con la pallina di zucchero, il “Lecca Lecca” in evidenza, si trasforma in una immagine sensuale, erotica, provocatoriamente esagerata; l’artista si diverte, con la libertà creativa che ne rappresenta il tratto più distintivo, non si preoccupa del conformismo. Del resto come sosteneva Barthes “lo scandalo è un qualcosa a cui non partecipiamo”, l’identità è un punto cieco che ricostruiamo per negazione, accogliendo o rifiutando quel che non fa parte di noi: ci scandalizza ciò che non siamo perché ci imprigiona in quel che siamo. Cleonice Gioia, offre al pubblico nuovi punti di osservazione, liberi da parametri giudicanti.

In “Delete” una misteriosa pillola è stretta tra i denti e sta per essere ingoiata. Anche questa immagine è pervasa da un erotismo spasmodico ma Gioia sembra non farci caso e interviene con le sue luci e con le sue ombre per far emergere con prepotenza il suo vocabolario pittorico.

Un’altra prerogativa dell’artista è quella di osservare acutamente le figure mediatiche che, come meteore, illuminano il nostro presente; il suo sguardo indagatore dunque punta spesso alle Icone contemporanee. Chi ha avuto la possibilità di visitare il suo studio avrà notato, anzi non si sarà certamente lasciato sfuggire le centinaia di prove (bozzetti) di Harley Quinn o di Lady Gaga vagamente accennati o disegnati integralmente. Un’apoteosi, un’abbuffata di tratti, cancellature, prove e controprove che fanno supporre la ricerca della perfezione o del “Divino”.

Una consuetudine che attraversa integralmente tutta la storia dell’arte. Nel 1434 il celebre artista belga Jean Van Eyck, ricevette la commessa per eseguire il ritratto dei Coniugi Arnolfini. Van Eyck ritrae personaggi del suo tempo, come fa Cleonice Gioia con Harley Quinn o Lady Gaga.

Andy Warhol ritraeva, nel suo caratteristico modo, il gotha dello star sistem hollywoodiano, da Marilyn Monroe a Elizabeth Taylor fino all’Avvocato Gianni Agnelli, simbolo dell’imprenditoria italiana per oltre cinquant’anni e molti altri. Anche Mario Schifano si divertiva a ritrarre i personaggi dei suoi anni come Buscetta, Achille Bonito Oliva, lo stesso Enrico Manera. Insomma a ciascuno il suo ritratto.

E come non ricordare poi la rivisitazione che il pittore Tano Festa fece del ritratto dei coniugi Arnolfini: una boutade pittorica dell’opera di Van Eyck, tanto per sottolineare il famoso cortocircuito che da sempre attanaglia le opere degli artisti: tradizione contro innovazione, sacro vs profano, anima contro corpo.

In Gioia vs Manera, un “incontro – scontro” colorato o in bianco e nero, privo di violenza ma denso di segnali sfolgoranti. Sul ring della vita nessun “KO”.

Manera VS Gioia
29 marzo – 23 aprile 2025
Kayros Contemporary Art
Roma

Credits: © Courtesy of Stella Maresca Riccardi Press Office