Il corto diretto e scritto da Ced Pakusevskij per la designer Italiana Barbara Bologna ha saputo catturare una giuria composta da esperti della cinematografia come Tim Wip e Lachlan Watson e esponenti della moda tra cui Anna Dello Russo, Margherita Missoni, Marcelo Burlon e Tamu McPherson, nella prima edizione tutta digitale della manifestazione, che, istituita da Costanza Cavalli Etro nel 2014, ha inaugurato la partnership con Camera Nazionale della Moda Italiana.
La pellicola si è distinta nella shortlist di 200 fashion film in concorso selezionati fra oltre 1000 fashion film presentati da giovani talenti provenienti da 60 paesi di tutto il mondo.
Girato nel Febbraio 2020 a Milano, durante le riprese per il fashion show di Barbara Bologna e prodotto, prima della diffusione della pandemia e del primo lockdown, Embodiment, ha riscosso immediato interesse di audience internazionale, aggiudicandosi il premio Best Fashion Film Award allo UK Fashion Film Festival 2020, i Platinum Award of Excellence e Best Experimental Film Award negli Independent Shorts Award di Los Angeles, e il premio Best International Sci-Fi a Venice Shorts, L.A.
La storia si svolge in un futuro a noi ipoteticamente prossimo dove l’intelligenza artificiale ha preso il controllo dell’esistenza e grazie all’impiego di un algoritmo la vita dell’essere umano non conosce più fine.
Tramite l’algoritmo che reitera in un loop continuo i dati di memoria degli esseri umani, la Corporazione assicura gli umani per sottrarli alla morte, condannandoli tuttavia senza che essi ne siano consapevoli, al peso dell’infinità. L’unico modo per sottrarsi a questa infinita reincarnazione è scegliere di essere cancellati in maniera definitiva, in modo che l’algoritmo non possa reinizializzare un nuovo ciclo.
Jette, la protagonista del corto dal mood distopico e provocatorio che combina il linguaggio della science fiction e quello del cinema sperimentale, viene scelta dalla Corporazione come ‘agente di obliterazione’ il cui compito e dare sollievo ai clienti che decidano di porre fine al susseguirsi infinito delle vite, in cui tutto e transiente ma niente può estinguersi.
Il film, che sviluppa una sceneggiatura astratta e poetica attraverso la voce narrante di Jette, fa propria una narrazione non lineare, interrotta da frequenti flashback, in cui il mondo reale e virtuale si intrecciano. Nel film della durata di circa 15 min, si alternano i ricordi passati di Jette di fronte ai membri della Corporazione nel ricevere i suoi ordini, ai momenti di presente in cui prosegue nella sua missione di angelo della morte per sottrarre alla loro agonia individui miseri convinti di essere divenuti semplici spettatori di vite pre-registrate.
Con un ritmo veloce, l’eroina evolve dall’entusiasmo all’inquietudine. Da agente convinta di porre fine al tedio senza fine di povere vittime, a vittima del dubbio lei stessa, dubbio che la porta a riconsiderare il proprio operato, e le fa temere di essere lei stessa, come gli individui che ha interrotto, prigioniera di un ciclo di vita non vita. Sono i suoi clienti interrotti davvero estinti o piuttosto sono tornati a una vita reale? Qual’e la dimensione reale?
Il contenuto è volutamente astratto e metaforico con l’intento di trasmettere il tema della omologazione di pensiero e del controllo mediatico definito da un sistema che serve la logica della sovrapproduzione.
Il lockdown ha fatto da amplificatore ha un contenuto già in-fieri che è divenuto con la ancora pandemia più attuale e ha incoraggiato il regista a conferire alla pellicola significati al di là dei semplici fini estetici e di intrattenimento, per veicolare un manifesto di pensiero che l’edizione digitale del festival ha contribuito a trasmettere a un audience ampio e non prettamente di moda.
“Embodiment è il frutto di una grande e profonda sinergia con la designer Barbara Bologna. Da parte nostra c’era sempre stata la voglia di realizzare un cortometraggio che desse valore allo storytelling nel fashion film, che avesse un formato più lungo dei tradizionali fashion movie e che non dovesse sottostare a un’esigenza di puro branding”, ha raccontato il regista. “Dall’altra parte dovevamo produrre un contenuto di impatto che accompagnasse il fashion show di Barbara e fosse in linea con i diversi segmenti della sua collezione “Tribù”. Barbara aveva sviluppato sin dall’inizio un concetto molto chiaro e definito per ogni parte della collezione e un moodboard visivo molto forte dal quale siamo partiti per costruire una storia che ci permetteva di realizzare la nostra idea di cortometraggio. E’ una grande soddisfazione vedere Embodiment premiato come cortometraggio affianco a Barbara come Best Italian brand”.
“Barbara ci ha messo a disposizione il suo cast di modelli internazionali che hanno preso parte alla sfilata: personaggi dalla fortissima personalità e fisicità non conformi, dotati di una grande presenza scenica, che si sono trasformati in attori e protagonisti del film. Quando abbiamo presentato la prima bozza di script a Barbara, ci siamo trovati subito allineati sulle caratteristiche che doveva avere la protagonista e altri dettagli hanno iniziato aggiungersi in modo progressivo. Unire tutto sotto un unico cappello è stata una grande sfida, per la varietà del materiale che ci imponeva una scelta stilistica definitiva e per l’impossibilita di girare alcune sue scene importanti a causa del lockdown”.
“Durante i lavori editorial e durante i miei fashion show, ho sempre sentito la persona di Jette Loona Hermanis tremendamente enigmatica e fortemente connessa con il mio universo. Sofisticata e punk, elegante ma brutale. Modella, performer, scenografa, danzatrice, una donna che espande ed esprime il suo universo seguendo il suo vero essere. Una volta letta la prima bozza dello script del film, non potevo pensare ad altra persona per il ruolo di protagonista”, secondo le parole della designer.
Embodiment vuole raccontare la commistione tra linguaggi, la pellicola celebra il connubio profondo fra moda e cinematografia per divenire un ponte culturale tra i due mondi. La pellicola esplora le possibilità di arricchimento del format tramite uno storytelling che celebra e esalta le creazioni di Barbara Bologna. Il progetto si delinea si dagli esordi come una celebrazione reciproca dove il cinema offre tributo alla moda e la moda al cinema in uno spirito di libertà creativa che ha permesso al regista di sviluppare a pellicola poetica, ma profonda che investiga i temi attuali dell’omologazione sociale, del controllo mediatico e della limitazione di libertà.
“Negli ultimi anni siamo stati spettatori di un processo per cui il fashion film si è sempre più cristallizzato e formalizzato in manierismo fatto di reiterazione di formule preregistrate che caratterizza i nostri tempi. Lo abbiamo visto divenire sempre più strumento corporate e di marketing, e meno prodotto d’arte”, secondo le parole di Ced Pakusevskij.
La storia vuole essere una meta-riflessione, una metafora sul mezzo stesso che adotta per veicolare il proprio messaggio. “In questo senso volevamo che Embodiment diventasse un elemento di rottura e provocazione. Per riaffermare il fashion film come strumento di esplorazione e sperimentazione artistica. L’arte dovrebbe creare una reazione. Viviamo nel tempo della comunicazione accelerata, ma anche di solitudine cronica, perché la priorità è data a informazione e a contenuti reiterati, veloci e brevi, mentre la nostra anima ha bisogno di tempo, complessità e profondità. La nostra responsabilità come creatori è di incoraggiare un cambiamento per interrompere questa catena di montaggio” continua il regista e sceneggiatore del film.
“Essere riusciti con il film “Emboidment” a creare un’opera in cui l’anima del mio sentire, fusa con quella di Ced, raccontano in maniera sincera e diretta, senza futili barriere quello che volevo e volevamo dire è straordinario e non cosi scontato. Io sono convinta da sempre che la moda, debba riappropriarsi della sua profonda cultura, sia educando ma soprattutto proponendo al pubblico qualcosa che ci renda tutti più consapevoli di essa come potente mezzo espressivo, perché quando la indossiamo, (volenti o nolenti) raccontiamo sempre qualcosa di noi, a noi stessi e agli altri”, ha confermato Barbara Bologna, per la quale il connubio tra moda cinematografia è uno nuovo linguaggio antropologico e culturale della moda stessa.
D’altra parte, la moda e i costumi rivestono un ruolo fondamentale nella definizione dei personaggi all’interno del film. Il contributo della designer Barbara Bologna e dello stylist Francesco Casarotto è stato essenziale non solo nel selezionare i capi della collezione e creare costumi inediti, ma nel dare vita ai personaggi e a definirne carattere e personalità partendo proprio dal loro look. Questo e particolarmente evidente nella protagonista Jette, che da protagonista dello show diviene eroina del film, in un’alternanza di sembianze, dal bianco etereo, al vinile nero e seducente, che trasmettono il conflitto interiore.
“Personalmente ho sempre apprezzato la ricerca e l’innovazione punk, anticonformista e fuori dai canoni delle collezioni di Barbara, e questo ha contribuito moltissimo a caratterizzare i personaggi all’interno della narrazione, anche assumendo una valenze simboliche”, ha detto Elisabetta Giovi, Art Director.
BEST NEW ITALIAN FASHION FILM WINNER:
EMBODIMENT by Ced Pakusevskij – Director @cedced for @barbara_bologna
Credits: © Courtesy of AKA MILANO
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