“Perché privare la moda e le donne del prestigio e del fascino del colore?” si chiedeva Christian Dior nelle sue memorie. Dalla prima sfilata della Maison, il 12 febbraio 1947, il colore ha sempre svolto un ruolo decisivo.
Vero e proprio viaggio cromatico, la mostra Dior, the Art of Color, che fa scalo al MoCA a Shanghai a partire dal 21 marzo, presenta i film dagli accenti espressionisti di Serge Lutens, le fotografie dall’estetica sensuale di Tyen e le immagini che rendono omaggio al colore, orchestrate da Richard Burbridge e Peter Philips. Questo progetto itinerante, che rivela i processi creativi di questi tre direttori artistici che si sono succeduti alla direzione del make-up della Maison, ripercorre la storia del make-up Dior con dodici nuance.
Tra queste il rosso, colore manifesto di Dior dal 1949, anno in cui viene lanciato in edizione limitata il primo rossetto battezzato Rouge Dior: “È il rosso storico. Dal primo giorno qui nella Maison c’è sempre stato del rosso sulle labbra e sulle unghie”, spiega Peter Philips. Anche il rosa, “il più dolce dei colori” secondo Christian Dior, sarà protagonista, declinato in varie sfumature: pastello, cipria o fucsia. Da buon superstizioso, lo stilista-fondatore era particolarmente legato anche al verde, che gli ha “sempre portato fortuna. Inoltre, è un colore seducente e molto elegante”.
I visitatori potranno dunque scoprire una fotografia di un look Nude punteggiato di verde puro su labbra e palpebre, firmato Peter Philips. Più lontano, si svela un volto striato di tratti in sfumature di blu, in omaggio alla passione di Christian Dior per questa tonalità che, unica tra tutti i colori, poteva “competere con il nero”, come svela ancora nel suo Piccolo Dizionario della Moda. Una sottile arte della nuance da ritrovare anche nel libro Dior, l’Art de la couleur, edito da Rizzoli.
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