“…because it is the common ground on which discourse among women across their myriad differences can occur.” Naomi Zack, Inclusive Feminism: A Third Wave Theory of Women’s Commonality.
“Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri.” Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia.
Da tempo Maria Grazia Chiuri voleva entrare in contatto creativo con le culture del Nord Africa. Voleva confrontarsi soprattutto con il territorio e l’immaginario del Marocco, punto d’incontro tra Mediterraneo, Europa e Africa, miraggio per artisti, poeti, scrittori ed eterni visitatori.
Presentare la collezione Crociera 2020 a Marrakech è un modo di lasciarsi guidare dalla memoria della Maison e del primo direttore creativo del dopo Christian Dior, Yves Saint Laurent, nato a Orano e affascinato dal Marocco. La sfilata illustre rappresenta anche l’idea di un terreno comune, di un “common ground” – come evocato dalla filosofa femminista Naomi Zack – in cui, pur attraverso le mille differenze, si può concretizzare una conversazione tra donne che diventa riflessione e azione.
Il punto di partenza, vero manifesto della collezione, è il tessuto wax. L’antropologa Anne Grosfilley evidenzia l’origine plurale e l’evoluzione. La sua incredibile storia, quasi una sorta di albero genealogico, è un viaggio tra Europa e Asia che si estende fino all’Africa. Il wax celebra e armonizza la diversità, è il tessuto dell’incontro tra culture. Maria Grazia Chiuri ha collaborato con la fabbrica e l’atelier di Uniwax (in Costa d’Avorio) per reinterpretare e innestare i codici Dior nella trama tessile, dando vita a un’edizione speciale. Nascono dei wax toile de Jouy, che rielaborano i diversi paesaggi, oppure interpretano alcune carte dei tarocchi. Una sequenza di pezzi, compreso il tailleur Bar, che esalta la potenza della moda come linguaggio inclusivo e transnazionale.
Emergono dagli archivi Dior creazioni che risuonano di queste fascinazioni, come l’ensemble Jungle di Marc Bohan, o un foulard con la stampa di un leone africano, che è diventato uno spunto per immaginare un bestiario della savana. Le stampe su catena, gli jacquards e i “fils coupés” rappresentano quei paesaggi che tanto hanno condizionato il lavoro di autori come Albert Camus o Paul Bowles, o ancora Alberto Moravia o Bernardo Bertolucci. In questa dimensione che incrocia culture e sentimenti, Chiuri si confronta con la potenza della Natura. Questa evocazione prende forma attraverso materiali come la seta écru, la garza di seta, lo shantung usati nei colori sabbiati, nel blu indaco, negli ocra, nei rossi bruciati, a definire cappotti e tailleur, gonne a pieghe o pantaloni.
La collezione Crociera, attraverso i suoi dialoghi interculturali, condensa realtà e tempi diversi. La moda è questo: un assemblaggio unico che prende in prestito da tanti luoghi e tempi, per creare una nuova immagine. È in questo atto quasi magico che la Direttrice Artistica proietta in avanti una memoria condivisa, per farla diventare un terreno comune aperto a tutte le possibilità.
Maria Grazia Chiuri ha immaginato questa collezione come una mappa dell’immaginazione e delle affezioni che integra diversi elementi – tradizioni, luoghi, culture, savoir-faire – per dimostrare come tecniche, gesti, immagini sono patrimoni condivisi. Questa mappa prende vita e si anima poichè popolata da una serie di collaborazioni creative che alimentano il progetto di Chiuri; attraverso una polifonia di voci che in maniere diverse interagiscono con la stilista e i codici Dior.
La collaborazione con Uniwax è stata fondamentale per dare vita a dei tessuti che hanno attraversato gli immaginari Dior in maniera potente e sovversiva. Fondata ad Abidjan, è una delle ultime fabbriche che produce tessuti wax meccanizzando tecniche artigianali, proteggendo una metodologia di lavoro che predilige la manifattura artigianale rispetto alla riproduzione industriale. Uniwax difende la creatività e la specificità della moda africana e del suo patrimonio culturale. Oggi, è una delle poche aziende a sostenere e produrre moda originale africana. I tessuti creati per Dior hanno nella cimosa la scritta: Edition Speciale Christian Dior – Uniwax.
Pathé Ouédraogo è uno dei più importanti designer africani. Pathé’O, come si firma, difende con il suo lavoro la possibilità di una moda interamente made in Africa, producendo abiti dai motivi chiaramente riferibili alla cultura africana. Il suo orgoglio nazionale arriva a coincidere con il desiderio di Nelson Mandela di incarnare un’identità africana forte e progressista, e per questo nasce una collaborazione tra il marchio e il presidente sudafricano, le cui camicie con stampe vivaci sono diventate iconiche: un vero simbolo del continente africano e delle sue specificità. A lui Maria Grazia Chiuri ha chiesto di progettare una camicia omaggio a Nelson Mandela.
Maria Grazia Chiuri ha voluto coinvolgere anche Grace Wales Bonner e Mickalene Thomas, per reinterpretare con la loro visione, esterna alla maison e molto personale, l’iconica silhouette Dior: la giacca Bar e la gonna. Mentre Stephen Jones, milliner di Dior, si è focalizzato sull’accessorio per il capo.
Grace Wales Bonner è una designer nata a Londra, da madre britannica e padre giamaicano. Wales Bonner ha vinto il premio LVMH nel 2016. Il suo lavoro si basa sull’esplorazione della propria identità attraverso la sua concezione della sartoria e i suoi riferimenti che giocano tra il maschile e il femminile. Le culture africane sono centrali nelle sue collezioni: quella di fin di studi si intitolava proprio Afrique. Nel 2019 cura la mostra Grace Wales Bonner: A Time for New Dreams alla Serpentine Gallery di Londra, incentrata sul rituale, la spiritualità e la magia del Atlantico nero.
Mickalene Thomas è un’artista afro-americana, che usa la pittura. Il suo lavoro celebra la femminilità delle donne di colore, ispirandosi principalmente alla madre, che ha lavorato come modella negli anni settanta. Thomas fa riferimento ai grandi pittori europei, da Ingres a Manet, e crea collage mescolando stampe ed elementi più materici, al fine di mettere in discussione le norme sociali e gli ideali di bellezza femminile. Thomas ha anche collaborato con la maison Dior per l’edizione Lady Dior Art 2018.
Stephen Jones, milliner di Dior, per questa collezione ha collaborato con le due professioniste Martine Henry e Daniella Osemadewa, portatrici di una tradizione straordinaria per confezionare turbanti e fasce. Si concentrano in particolare sui modi di drappeggiare il tessuto per incorniciare il viso e esaltare la testa.
Il suo libro Wax & Co. Antologia dei tessuti stampati d’Africa si scontra e nega ogni storia semplicistica. Il libro di Anne Grosfilley si configura come un albero genealogico: uno studio teso a rivelare l’origine plurale e l’evoluzione del wax, come prodotto globale. Il wax infatti non è affatto soltanto africano, perché la sua storia coinvolge anche l’Europa e l’Asia.
Il wax è una tipologia di stampa molto complessa. La sua produzione necessita di un processo minuzioso fatto di diverse fasi, che stratificano significati e abilità manuali e concettuali. Circa venti sono le tappe di trasformazione che portano alla versione finale del tessuto. Il wax nasce come un mezzo di comunicazione. Le donne del Togo sono le prime che sfruttano le loro doti di commercianti e decidono di dare dei nomi ai diversi motivi, così da creare un linguaggio che si dispieghi attraverso la circolazione delle stoffe e parlare a culture diverse. Oggi, i motivi sono moltissimi e si mescolano ai giochi grafici che li movimentano. La complessità dei messaggi crea un mix originale di antiche simbologie e stimoli provenienti dalla storia contemporanea: dai caratteri dell’alfabeto, alle stilizzazioni floreali e di animali ai simboli della modernità, come automobili, ventilatori, lampadine, telefonini, macchine fotografiche, radio, microfoni.
Lo scopo è aumentare la consapevolezza globale rispetto a queste pratiche ancestrali, dando maggiore visibilità agli splendidi pezzi unici prodotti dalle donne marocchine e cercando nuovi orizzonti per questo mestiere. Il nome Sumano nasce come un tributo ai nomi delle tre donne del gruppo fondatore (SUzanne, MAnuela e NOuky), per promuovere la straordinaria craftsmanship che attraversa e abita questa regione. Sumano si configura come un laboratorio di scambio di conoscenza, dove la tradizione entra in contatto con le tecniche contemporanee, si sviluppano nuove abilità progettuali e si considera l’argilla come mezzo espressivo e creativo che apre infinite possibilità. Per il set design della sfilata, Sumano si è occupato sia della produzione di ceramiche, sia di quella dei tessuti. La collaborazione presenta piatti in ceramica dipinta e cuscini, e un Manteau Sumano, tessuto e dipinto a mano.
Credits: © Courtesy of Christian Dior Couture PR
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