Paris Couture Week: Dior torna alle origini
La collezione di Haute Couture autunno-inverno 2016 di Lucie Meier e Serge Ruffieux per Dior è un ritorno alle origini, alle basi stesse della Maison: gli Atelier. Simbolicamente, la sfilata si svolge nei saloni del numero 30 di Avenue Montaigne: un’ambientazione intima per una collezione dedicata all’eccezionale savoir-faire degli artigiani e alla poesia del loro lavoro.
Il tailleur Bar – vera e propria essenza della Maison Dior – è la principale ispirazione di Meier e Ruffieux. Come un cuore pulsante, si avverte nell’intera collezione. Anzi il riferimento non si limita esclusivamente alla forma – la silhouette simbolo costituita da una giacca attillata come una clessidra e da una gonna lunga – ma riprende tutti gli aspetti del tailleur Bar. A cominciare dalla sua palette originale, un brillante contrasto tra bianco e nero, che colora l’intera collezione.
Nero e bianco rivestono, difatti, una particolare importanza. L’associazione di questi due simboli rappresenta la dualità: maschile e femminile, storia e modernità. I creatori la considerano una metafora della relazione che intercorre tra loro: lavorare insieme per dar vita a un armonioso equilibrio tra due prospettive, formare (giocando sulla diversità) un tutto che trascende le individualità.
Lo stesso Monsieur Dior adorava la giustapposizione dei due colori. “Il bianco è puro e semplice, e sta bene con tutto”. E ancora: “Potrei scrivere un intero libro sul nero”. Da queste citazioni couture nasce una palette in bianco e nero che invade materiali e stampe, come se prendesse vita una fotografia di Horst o Penn. Come un quadro di Picasso quando l’artista rifiutava il colore per concentrarsi sulla struttura, la collezione diventa uno studio di forme e silhouette.
I volumi couture del “New Look” si fanno più leggeri, più contemporanei. La struttura del tailleur Bar è difatti reinterpretata. Lucie Meier e Serge Ruffieux iniziano dalla gonna, che qui dà vita a sperimentazioni su plissé, drappeggi degli abiti da sera o gonne lunghe. La fodera – con i suoi spessori di organza che danno corpo – diventa un abito a parte, come se il modello originale fosse visto ai raggi X.
Unico colore e solo ornamento, un oro dal ricamo scultoreo, ispirato al lavoro di César o di Claude Lalanne, riferimento anche all’Art brut. Jean Cocteau diceva di Dior: “Un genio sottile dei nostri tempi il cui nome magico racchiude “Dio’ e ‘oro’”. Quest’oro esalta la collezione donandole enfasi, i ricami s’indossano come gioielli.
Per l’occasione, i saloni Dior s’impreziosiscono, ricoperti parzialmente da pannelli dorati, mentre i gioielli della collezione richiamano le forme scultoree e il posizionamento asimmetrico dei ricami. Tutto celebra l’inimitabile savoir-faire degli atelier Dior, fonte di ogni bellezza.
Credits: © Courtesy of Christian Dior Couture Press Office