La mostra compone la cornice perfetta per un evento eccezionale: dal prossimo 14 dicembre 2019 e fino al 2 febbraio 2020, infatti, il museo ospiterà la speciale esposizione della Madonna del Patrocinio, nota anche come Madonna di Bagnacavallo, uno straordinario dipinto del grande Maestro di Norimberga “scoperto” nel 1961 dal sacerdote-studioso Antonio Savioli dopo che, a memoria d’uomo, era sempre stato davanti agli occhi delle monache di clausura bagnacavallesi come anonimo oggetto di devozione. Da quel momento la Madonna del Patrocinio “riemerse” alla luce della ricerca storico-artistica con la forza di una rivelazione inaspettata e sorprendente, provocando sin da subito l’estasiata sorpresa di Roberto Longhi che non esitò a ravvisarvi la mano del grande Albrecht Dürer.
L’improvviso interesse mediatico e della comunità scientifica intorno a quel dipinto rappresentò allo stesso tempo un motivo di turbamento per le monache, che si ritrovarono inconsapevolmente custodi di un vero e proprio tesoro, ma soprattutto, come ricordano le cronache dell’epoca, si ritrovarono a non saper più come fare «per rispondere alle numerosissime richieste di visionare l’opera che giungono loro da ogni parte d’Italia e dall’estero». Anche per questo motivo la comunità maturò l’idea di alienare la preziosa tavola, progetto che si concretizzò all’inizio del 1969 con la vendita al collezionista-mecenate Luigi Magnani. In quella data la Madonna del Patrocinio lasciò così per sempre Bagnacavallo, senza che ci fosse mai stato un solo momento di esposizione ai cittadini bagnacavallesi.
Il progetto non solo vuole colmare quella sorta di “debito” rimasto aperto nei confronti della cittadinanza, ma vuole anche essere l’occasione per fare il punto sulle ricerche storico-artistiche intorno all’opera e per ricostruire la sua intricata vicenda storico-conservativa, dalle più antiche notizie circa la sua origine fino alla passione collezionistica di Luigi Magnani e all’attuale conservazione presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo.
Il primo è dedicato a ripercorrere i momenti salienti, i protagonisti e le vicissitudini di una storia che, a partire dalla scoperta nel 1961 e fino alla sua vendita, vide al centro quel piccolo dipinto fino ad allora ignorato. Si tratta di una stagione lunga, intricata e ricca di colpi di scena, caratterizzata di volta in volta dalla convergenza o dal conflitto di interessi diversi: devozionale, storico-artistico, economico e civile.
Il secondo aspetto su cui si focalizza la mostra è rappresentato dalla ricostruzione della storia conservativa del dipinto, partendo dalla sua presenza nel monastero come oggetto di devozione e provando a risalire il più indietro possibile nel tempo, indagando sulle circostanze per le quali un dipinto di tale importanza sia giunto tra le mura di un piccolo convento di provincia. Sotto questo aspetto gli studi condotti per l’occasione hanno raccolto numerosi elementi utili alle ricerche intorno al possibile luogo di origine, ai possessori e alla committenza della Madonna.
Il terzo aspetto è naturalmente l’indagine storico-artistica sulla tavola, che analizzando gli aspetti formali e iconografici dell’opera entra nel merito della sua collocazione all’interno del percorso artistico di Dürer, non mancando di prendere in considerazione il dibattito provocato da una parte della critica riguardo alla sua attribuzione o meno alla mano del grande maestro di Norimberga. La mostra vuole dunque riordinare e sintetizzare le principali ipotesi formulate sulla Madonna del Patrocinio, gettando luce sulle argomentazioni e soprattutto su quegli elementi concreti che, esaminati nell’insieme, non solo avvalorano la paternità düreriana dell’opera, ma ne rivelano una qualità tale da configurarla come una prova di assoluto valore dell’artista.
La mostra è un invito a incontrare le diverse anime di Dürer, sia come uomo che come artista. Definito dalla critica ora un umanista, ora un gotico, ora un artigiano, ora un teorico, Dürer rappresenta perfettamente l’idea del genio inquieto, incline a una costante curiosità sui fenomeni del mondo e anche, perché no, a ripensarsi continuamente. Egli era un ricercatore universale, come Leonardo, continuamente ansioso di produrre cose nuove e fatalmente attratto dalla ricerca teorica e scientifica.
Tra le opere esposte alcuni tra i più noti capolavori dell’artista come il ciclo dell’Apocalisse, il Sant’Eustachio, il San Girolamo nello studio e il Cavaliere la morte e il diavolo, ma soprattutto quell’enigmatico capolavoro che è la Melanconia, vero punto focale della mostra.
Museo Civico delle Cappuccine
via Vittorio Veneto 1/a Bagnacavallo (RA)
dal 14 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020
Credits: © Courtesy of Lara Facco P&C
Louis Vuitton unveils its expansive temporary landmark at 6 East 57th Street, New York City,…
Ariana Grande wears custom Louis Vuitton to the premiere of “Wicked” In New York City.
Moda beauty & tv: un viaggio tra le serie televisive. Un libro di Monica Melotti…
Helmut Newton. Berlin, Berlin Berlin had an indelible influence on Helmut Newton and his photographic…
Lux Pascal wears Stephane Rolland for the "Gladiator II" Movie Premiére.
HTSI lancia il BEST LUXURY START UP AWARD, un prestigioso riconoscimento dedicato alle start-up che…
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Fashion Press supplemento a L'Opinionista Giornale Online - tutti i diritti sono riservati
reg. trib. di Pescara n.08/08 - iscrizione al ROC n°1798 - P. iva 01873660680
Contatti - Redazione -
Pubblicita' - Notizie moda del giorno - Privacy Policy - Cookie Policy